Serie e composte riflessioni sul momento del trapasso

Ho sempre immaginato come me ne sarei andato. Come sarebbe stato il mio estremo saluto a questa cazzo di sfera ricoperta di merda fumante che chiamiamo mondo. Insomma, la mia uscita di scena. C’è chi se ne va nella rabbia, chi in silenzio. Chi si annuncia con garbo e chi invece non se ne vorrebbe andare mai.
Io penso che arrivato al capolinea, quando finalmente sarò pronto per spogliarmi di questa vita scomoda che mi sta sempre stretta – soprattutto il cavallo che ogni tanto mi schiaccio una palla e tiro giù un santo a caso – sarò pronto a dare sfogo a quello che è rimasto di me.
E allora me la vedo, laggiù, la bara. Semplice, senza fronzoli che non ne vale la pena spendere tutti quei soldi. Me le vedo, le faccio rigate dal pianto di coccodrillo. Quelli che soffriranno veramente li riconoscerete perché non piangeranno. Coveranno tutto dentro, come faccio io. Terranno gli occhi su di me senza voler incrociare quelli degli altri. Mi faranno entrare in una chiesa – rischiando di farla crollare – e il prete dirà tante cose carine su di me, lui che mi ha conosciuto solo da morto. Chissà quanto può raccontarti un cadavere, padre.
Poi arriverà la benedizione e lì finalmente partirà lo scherzo finale. L’ultima burla di questa buffonata che chiamiamo vita. Si aprirà una crepa sul pavimento, la mia salma verrà inghiottita e subito dopo riemergerà, sorretta da quattro gorilla in smoking. Getti di fumo riempiranno le navate e la gente comincerà ad tossire. I vecchi stireranno le zampe e gli altri assisteranno alla mia gloria personale. Uomini e donne nude correranno intorno al feretro urlando frasi sconnesse. Partirà l’orgia del secolo donne con uomini donne con donne uomini con uomini e tutti si strapperanno le vesti perché capiranno che tutte le fatiche di una vita avranno il suono e l’odore della scorreggia di un cane quando ce ne andremo. Fontane di luce di tutti i colori bucheranno il soffitto e il cielo sarà di tutti i colori possibili. Non sarà un tenero arcobaleno ma una serie di orgasmi di vernice che schizzeranno come geyser strafatti di crack.
Poi arriveranno le cannonate. Un esercito infinito di bocche da fuoco annunceranno che quel coglione di Mister F ha tirato le cuoia e la vita passa via come un sorso di birra calda che lo sputi per terra e getti la bottiglia nella campana del vetro. Non perché vuoi fare la raccolta differenziata ma perché ti piace il rumore del vetro che va in frantumi. Accumuleremo vetro su vetro e tutto andrà in frantumi quando la stupida rincorsa della vita si schianterà contro un muro con sopra scritto GAME OVER – GRAZIE PER AVER GIOCATO.
I cannoni saranno sempre più veloci e violenti e vi saluterò con un tripudio di peti e polvere da sparo. Il cielo verrà oscurato dal fumo scintillante di mille colori e le stelle guarderanno con sdegno orde di esseri umani nudi e ubriachi che urleranno il nome degli dei pagani per avere una benedizione falsa come una banconota da ventisette euro.
La chiesta, il sagrato, il quartiere, la città salteranno in aria e mentre i leoni faranno sesso con gli agnelli, l’eco della mia risata tuonerà tra le macchine in coda, le file alla posta, le proteste degli onesti e le pretese dei figli di puttana.
L’ultima fiammata dei cannoni brucerà il velo dell’ipocrisia e tutto si rivelerà per quello che è: una ridicola messa in scena. Dove spetterà al defunto la battuta finale.
CI VEDIAMO DI LA’, TESTE DI CAZZO.

Mister F


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