Il demone

A volte mi sveglio con un demone accanto.
Ha la faccia molle ed è vestito di blu. Non mi hai mai detto il suo nome.
Quando apro gli occhi e lui è lì, lo sento accarezzarmi la testa con una mano e bloccare ogni mio movimento con l’altra. Mi incatena al letto in una morsa dolce, e io non faccio niente per liberarmi.
Quelli sono giorni che non hanno un inizio, ma solo una lunga fine.
«Perché non mi hai mai detto come ti chiami?» gli ho chiesto oggi.
«Perché non me l’hai mai chiesto» risponde. «Vuoi farlo ora?»
Cerco di decifrare la sua espressione, celata dietro la penombra della stanza. L’aria profuma di una cenere antica, qualcosa che forse un tempo era qui ma oggi non c’è più.
Penso di fargli quella domanda, e già la lingua sta per muoversi costretta dalle sinapsi.
Ma poi cedo sotto le sue carezze e mi abbandono al più profondo dei sonni.
Che senso ha, dopo tutto?

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