Sempre di guardia

A Gaza i soldati israeliani hanno ricevuto l'ordine di gambizzare i giornalisti (sparargli ok ma alle gambe, senza ucciderli... sai, per i diritti umani sennò poi l'opinione pubblica rompe il cazzo). Hanno fatto così ma in 3 sono morti lo stesso. 600 feriti. Che sapevano che sarebbero morti e feriti, perché erano stati avvisati, Se il venerdì fino al giorno del Nekba farete questa marcia verrete uccisi e feriti. Ma loro sono andati lo stesso, anche le donne e i bambini. Cazzi loro. Poi non vengano a piangere in tv. Ah, già, da loro le tv nn ci vanno. Piangono solo gli ebrei in tv. Ancora per la Shoah? Avoja. Comunque poi hanno tolto l'elettricità e rallentato internet così nemmeno i messaggi a noi, ai loro amici, potevano mandare. Non potevano dirci Abbiamo paura. E nemmeno Ci stanno sterminando. Non potevano dire Sionisti di merda perché è antisemitismo e non potevano dire che quella è casa loro perché c'è subito qualche professore buonista che dalla scrivania sentenzia sul bene e sul male, mentre loro piangono e gli scoppiano le tibie e continuano a svenire perché i gas lanciati sulla folla non sono proprio del tutto quelli legali che si dovrebbero usare in questi casi. Niente, non si può dire. What happens in Gaza, stays in Gaza... non era così? Cancelliamo i palestinesi dalla faccia della terra, facciamo che sono solo un brutto sogno. Mentre voi dormite, io sto sveglia per ricordarli. E così farete voi quando dormirò io. Facciamo in modo che qualcuno resti sempre di guardia per evitare che al risveglio ci abbiano tolto tutto, anche la voglia di vivere.

Chicana


Carta canta

Ehi, mi senti? Sono qui. Quaggiù, nel tuo portafoglio. Pensavi non potessi parlare? Invece parlo, sei stato tu a darmi potere di parola. In realtà, mi hai dato tutti i poteri. Il giorno in cui mi hai creato, il tuo ridicolo inconscio già accendeva in te il desiderio di farti dominare. Davanti a te la realtà era troppo grande e incerta e ti serviva qualcosa a cui aggrapparti. Qualcosa in cui rifugiarti, piccolo e nudo com’eri. Hai inventato gli dei, ma quelli sono impalpabili. Non puoi vederli, non puoi toccarli. Non ti bastava alzare gli occhi al cielo per chiedere a qualcun altro il da farsi. Non ti bastava unire le mani in preghiera per scaricare le tue responsabilità verso qualcosa di più potente, di inappellabile. Allora hai creato me, che sono concreto. Che posso essere toccato, accarezzo, baciato. Mi hai dato il potere di poterti dare qualsiasi cosa, purché tu faccia di tutto per avere me. E’ buffo. E’ spassoso.
Non si poteva andare avanti con il baratto, serviva un valore di scambio comune per tutti.
Hai ragione, bravo. Hai studiato economia. Bravissimo. Hai capito che tutto verte su di me. Grazie a me, la tua vita oggi può avere un senso. Con me puoi comprare da mangiare, da bere. Con me puoi comprare utensili e accessori per vivere più comodo. Con me puoi comprare un tetto per ripararti dal freddo, dalle intemperie e da quelli come te. Con me puoi avere un motore sotto il culo che ti spinga a tutta velocità dalla casa al lavoro, dal lavoro alla casa. Con me puoi andare in giro, puoi avere un’identità. Con me puoi anche cambiarla l’identità, se vuoi. Con me puoi comprare il rispetto, la dignità, l’onore. Con me puoi comprare la volontà degli altri. Con me puoi comprare il corpo di un’altra persona. Con me puoi godere. Con me puoi comprare i sogni, la libertà, l’amore. Con me puoi avere tutto. Ma prima devi avermi. E allora corri, sgobba, sbrigati, testa bassa e produci.
Produci produci produci produci produci produci produci produci produci produci produci produci produci produci produci produci produci produci produci produci produci
Più produci, più mi avrai. Più mi avrai, più a lungo potrai vivere per produrre. Perché con me puoi comprare quella salute che perdi per avermi. E’ buffo. E’ spassoso.
Non puoi più farne a meno. Io decido le sorti del mondo, chi sta sopra e chi sta sotto, chi vive e chi muore. Io parlo ai popoli, alle masse, raccolgo tutti i loro sogni in uno. Io sono il sogno, l’unica via. Avevi creato tanti dei, poi per pigrizia li hai riuniti tutti in me. Non avrai altro dio all’infuori di me. Sono uno, trino e quat-trino. Mistero della fede. Per me lavorerai, sputerai sangue, urlerai, lotterai, ucciderai.
Tu mi hai dato la vita e la parola. Grazie a te, oggi posso toglierti entrambe.
Quindi testa bassa e produci.
P r o d u c i .

Mister F



Fine turno

Notte di lucciole e cingiali
Alla stazione
puzzo di vomito
gasolio
e suoni di sirene.

Sono ormai schiacciato
Dal torpore
Fermo, indomito
Da solo
E muoio in belvedere.

Aspiro a denti stretti
Fumo nevrotico alla gola
Ascolto forti i loro rutti
Nel petto il sangue mi consola

Rompono le mie ossa
Come bottiglie di vetro
C’è solo rabbia, senza fossa
Per questo povero e inutile negro.

Fade




Serie e composte riflessioni sul momento del trapasso

Ho sempre immaginato come me ne sarei andato. Come sarebbe stato il mio estremo saluto a questa cazzo di sfera ricoperta di merda fumante che chiamiamo mondo. Insomma, la mia uscita di scena. C’è chi se ne va nella rabbia, chi in silenzio. Chi si annuncia con garbo e chi invece non se ne vorrebbe andare mai.
Io penso che arrivato al capolinea, quando finalmente sarò pronto per spogliarmi di questa vita scomoda che mi sta sempre stretta – soprattutto il cavallo che ogni tanto mi schiaccio una palla e tiro giù un santo a caso – sarò pronto a dare sfogo a quello che è rimasto di me.
E allora me la vedo, laggiù, la bara. Semplice, senza fronzoli che non ne vale la pena spendere tutti quei soldi. Me le vedo, le faccio rigate dal pianto di coccodrillo. Quelli che soffriranno veramente li riconoscerete perché non piangeranno. Coveranno tutto dentro, come faccio io. Terranno gli occhi su di me senza voler incrociare quelli degli altri. Mi faranno entrare in una chiesa – rischiando di farla crollare – e il prete dirà tante cose carine su di me, lui che mi ha conosciuto solo da morto. Chissà quanto può raccontarti un cadavere, padre.
Poi arriverà la benedizione e lì finalmente partirà lo scherzo finale. L’ultima burla di questa buffonata che chiamiamo vita. Si aprirà una crepa sul pavimento, la mia salma verrà inghiottita e subito dopo riemergerà, sorretta da quattro gorilla in smoking. Getti di fumo riempiranno le navate e la gente comincerà ad tossire. I vecchi stireranno le zampe e gli altri assisteranno alla mia gloria personale. Uomini e donne nude correranno intorno al feretro urlando frasi sconnesse. Partirà l’orgia del secolo donne con uomini donne con donne uomini con uomini e tutti si strapperanno le vesti perché capiranno che tutte le fatiche di una vita avranno il suono e l’odore della scorreggia di un cane quando ce ne andremo. Fontane di luce di tutti i colori bucheranno il soffitto e il cielo sarà di tutti i colori possibili. Non sarà un tenero arcobaleno ma una serie di orgasmi di vernice che schizzeranno come geyser strafatti di crack.
Poi arriveranno le cannonate. Un esercito infinito di bocche da fuoco annunceranno che quel coglione di Mister F ha tirato le cuoia e la vita passa via come un sorso di birra calda che lo sputi per terra e getti la bottiglia nella campana del vetro. Non perché vuoi fare la raccolta differenziata ma perché ti piace il rumore del vetro che va in frantumi. Accumuleremo vetro su vetro e tutto andrà in frantumi quando la stupida rincorsa della vita si schianterà contro un muro con sopra scritto GAME OVER – GRAZIE PER AVER GIOCATO.
I cannoni saranno sempre più veloci e violenti e vi saluterò con un tripudio di peti e polvere da sparo. Il cielo verrà oscurato dal fumo scintillante di mille colori e le stelle guarderanno con sdegno orde di esseri umani nudi e ubriachi che urleranno il nome degli dei pagani per avere una benedizione falsa come una banconota da ventisette euro.
La chiesta, il sagrato, il quartiere, la città salteranno in aria e mentre i leoni faranno sesso con gli agnelli, l’eco della mia risata tuonerà tra le macchine in coda, le file alla posta, le proteste degli onesti e le pretese dei figli di puttana.
L’ultima fiammata dei cannoni brucerà il velo dell’ipocrisia e tutto si rivelerà per quello che è: una ridicola messa in scena. Dove spetterà al defunto la battuta finale.
CI VEDIAMO DI LA’, TESTE DI CAZZO.

Mister F


Why Aye Man

Partì da un luogo imprecisato del mondo. Talmente confuso tra i pensieri che non se lo ricorda più.
Andò in Francia, a mangiare baguette e bere vino. Imparò ad avere quell’aria da saccente parigino e cominciò a scrivere poesie etiliche. Si perse tra torrenti di vino rosso e sogni pieni di signorine che ballano il can can. Alla fine, non trovò un senso in quello che faceva. Si rivolse ad un francese dicendo “Forse questa non è la mia terra”. Si sentì rispondere “Why Aye Man”.
Allora se ne andò in Inghilterra. La mattina scaricava casse al porto di Londra, scatarrando in acqua e bestemmiando come un italiano. Il pomeriggio vedeva il rugby, urlava e beveva birra fino a stare male. Litigava con il cielo che era sempre grigio e non voleva dargli mai una gioia. Alla fine, non trovò un senso in quello che faceva. Si rivolse ad un inglese dicendo “Forse questa non è la mia terra”. Si sentì rispondere “Why Aye Man”.
Allora se ne andò in Spagna. Si svegliava alle dieci e cenava alle ventidue. La notte e il giorno si mescolavano e la corrida era una cosa orribile. Un matador sbagliò il colpo di grazia e il toro cominciò a vomitare sangue viola come la sangria. Fece sesso a ripetizione, come se dovesse infrangere un record. Alla fine, non trovò un senso in quello che faceva. Si rivolse ad uno spagnolo dicendo “Forse questa non è la mia terra”. Si sentì rispondere “Why Aye Man”.
Allora se ne andò in Ungheria. Imparò a suonare il violino nei ristoranti e a rifiutare gli inviti delle ragazze che vogliono bere con te in quei pub sotterranei dove non esci con le tue gambe. Divenne un grande artista di strada ma quelli del posto non erano d’accordo e il loro dissenso aveva il sapore del sangue pisto in bocca, dopo una serata di destri e sinistri. Alla fine, non trovò un senso in quello che faceva. Si rivolse ad un ungherese dicendo “Forse questa non è la mia terra”. Si sentì rispondere “Why Aye Man”.
Allora se ne andò in Italia. Imparò a cucinare come si deve e si ubriacò di cultura sepolta. Poi vide i discendenti di Moravia, Svevo e Calvino cominciare le frasi con “se io sarei” e gli venne voglia di bestemmiare come un inglese. Vide la guerra tra poveri, il traffico, i fornai vuoti e le file davanti al supermercato per l’ultimo modello di smartphone. Alla fine, non trovò un senso in quello che faceva. Si rivolse ad un italiano dicendo “Forse questa non è la mia terra”. Si sentì rispondere “Why Aye Man”.
Allora se ne andò in Germania. Imparò a costruire e a mangiare crauti. Si sentiva al centro dell’Europa e tutti dovevano rispettarlo, ma poi pensò che c’era uno che la pensava così e ha messo a ferro e fuoco tutto quanto e ha gettato le persone nei forni e nelle camere a gas. Alla fine, non trovò un senso in quello che faceva. Si rivolse ad un tedesco dicendo “Forse questa non è la mia terra”. Si sentì rispondere “Why Aye Man”.
Ad un tratto si fermò. Era stanco, saturo di luoghi comuni e gli mancava la sua terra natia, anche se non se la ricordava. Allora se la immaginò. Al posto del deserto mise un fiume, al posto dei palazzi semidistrutti mise dei casolari con gli orti e le fattorie. Al posto dei carrarmati mise carrozze guidati da tizi gobbi e taciturni. Al posto delle bombe, fece piovere sulla sua terra una pioggia che sapeva di fragola e lampone.
Poi si rese conto di aver esagerato con l’immaginazione e pensò “forse questo non è il mio mondo”. Le bombe fischiarono nella sua testa e gli risposero “Why Aye Man”.

Mister F



A Yaser



Yaser è morto a Gaza. Ucciso dall'esercito di occupazione sionista. Ed era un amico di Chicana, la nostra scrittrice. Chicana ha scritto questo post per lui, e per tutti noi.
Per la prima volta nella storia di Radio Sabotag, un post non verrà accompagnato dalla musica. Ci sarà solo silenzio
.

《Quando ti avvicini, mi metti l'hijab sulla testa Così è più sicuro. All'entrata dell'appartamento: passaporto italiano mi guardano gli occhi - Bugiarda ma puoi passare. Ti cammino dietro e non diciamo una parola, nessun corridoio mi è mai sembrato così lungo, il soldato alle nostre spalle ci intimidisce con il fucile: sorrisino, ammiccamento. In fondo sono tutti uguali. La stanza è piena di gente con la tosse, stanno seduti con la kefia al collo e la sigaretta sull'orecchio con tutta la vita in un borsone e dicono Ci stanno sterminando. La morale buonista gli fa a pezzi le case e gli ammazza i genitori, ma chi sono? Quello con gli occhi neri e l'orecchino, lo vedi? Ha 31 anni e ha recitato in un film, una cosa da niente, però chissà magari un giorno. Dai, togli l'hijab. Ci sediamo, gli altri fanno posto: voi vi baciate. Tu e lui, mezzo metro di lingua e due erezioni. Vuoi fumare? Il mondo fa sempre più paura, non c'è pace da queste parti, con queste facce, il sesso tra due uomini neanche a parlarne. Come glielo spieghi che noi amiamo tutti? Anche questo è un talento. Il nostro. Il narghilé dice: tieni la mente molto molto molto aperta. Soprattutto quando andiamo al campo, portiamo le medicine. Ma lei non può venire. Io? La maggior parte di queste persone è islamica quindi le donne no: lo dicono i marinai. Metti l'hijab altrimenti è impossibile camminare per strada senza che ti violentino, non basteranno dieci di noi a difenderti, e te lo saresti pure meritato. Dicono. Prendo le borse con gli antipiretici, pesano, mi fa male la spalla, la strada è lunga e piena di sassi, i miei piedi non hanno mai sopportato bene le scarpe. I soldati guardano, ogni occhio è una promessa o una minaccia, non gli sfugge niente (o sì?). La gente non si fida, hanno bisogno ma non d'affetto, gli dico che ho avuto fame anche io ma loro vogliono lenzuola pulite, preservativi, visita ginecologica una volta al mese. Fanculo la tua amicizia da quattro soldi - che presuntuosa! Mi siedo, sono come voi. No, sei bianca. Nessuno ti spara per il tuo colore - però a Las Vegas il croupier diceva Niente italiani, italiani mafia. Non è la stessa cosa. Tu fai foto dappertutto, anche appeso agli alberi perché sei bello come loro. A questa gente non frega della mia faccia, se mi sono depilata, se ho lavato i denti. Vogliono i documenti per la Francia o la Danimarca, attaccati al cazzo tu e l'esistenzialismo. Vogliono una casa e il cellulare, arrivare a domani, pagare le tasse o decidere di evaderle. Fanno così con le mani come a dire Che offri? Ho portato la mia opinione sulla giustizia sociale e le leggi razziali. Brava, mettitela nel culo. Sono anche informata sulla storia e la politica estera dell'Occidente. Si mangia? No. Venite a casa mia, raccontatemi di voi. Non sanno che dirmi, mi sembra lo zoo: io li guardo che mi guardano e dico Ecco le mie noccioline, amo gli animali. Come sono evoluta, un pokemon di terzo livello. Non sai niente di te finché non sei stato con qualcuno che ha perso tutto, quando i tuoi "io quella volta" hanno smesso di avere senso e fanno solo ridere, in confronto. Quando da tre giorni non hai acqua e non puoi lavarti ma soprattutto non puoi bere, quando la luce è solo quella del sole perché l'elettricità non l'hanno ancora concessa. Se hai fatto la brava forse te la portano a Natale.》

Chicana