Why Aye Man

Partì da un luogo imprecisato del mondo. Talmente confuso tra i pensieri che non se lo ricorda più.
Andò in Francia, a mangiare baguette e bere vino. Imparò ad avere quell’aria da saccente parigino e cominciò a scrivere poesie etiliche. Si perse tra torrenti di vino rosso e sogni pieni di signorine che ballano il can can. Alla fine, non trovò un senso in quello che faceva. Si rivolse ad un francese dicendo “Forse questa non è la mia terra”. Si sentì rispondere “Why Aye Man”.
Allora se ne andò in Inghilterra. La mattina scaricava casse al porto di Londra, scatarrando in acqua e bestemmiando come un italiano. Il pomeriggio vedeva il rugby, urlava e beveva birra fino a stare male. Litigava con il cielo che era sempre grigio e non voleva dargli mai una gioia. Alla fine, non trovò un senso in quello che faceva. Si rivolse ad un inglese dicendo “Forse questa non è la mia terra”. Si sentì rispondere “Why Aye Man”.
Allora se ne andò in Spagna. Si svegliava alle dieci e cenava alle ventidue. La notte e il giorno si mescolavano e la corrida era una cosa orribile. Un matador sbagliò il colpo di grazia e il toro cominciò a vomitare sangue viola come la sangria. Fece sesso a ripetizione, come se dovesse infrangere un record. Alla fine, non trovò un senso in quello che faceva. Si rivolse ad uno spagnolo dicendo “Forse questa non è la mia terra”. Si sentì rispondere “Why Aye Man”.
Allora se ne andò in Ungheria. Imparò a suonare il violino nei ristoranti e a rifiutare gli inviti delle ragazze che vogliono bere con te in quei pub sotterranei dove non esci con le tue gambe. Divenne un grande artista di strada ma quelli del posto non erano d’accordo e il loro dissenso aveva il sapore del sangue pisto in bocca, dopo una serata di destri e sinistri. Alla fine, non trovò un senso in quello che faceva. Si rivolse ad un ungherese dicendo “Forse questa non è la mia terra”. Si sentì rispondere “Why Aye Man”.
Allora se ne andò in Italia. Imparò a cucinare come si deve e si ubriacò di cultura sepolta. Poi vide i discendenti di Moravia, Svevo e Calvino cominciare le frasi con “se io sarei” e gli venne voglia di bestemmiare come un inglese. Vide la guerra tra poveri, il traffico, i fornai vuoti e le file davanti al supermercato per l’ultimo modello di smartphone. Alla fine, non trovò un senso in quello che faceva. Si rivolse ad un italiano dicendo “Forse questa non è la mia terra”. Si sentì rispondere “Why Aye Man”.
Allora se ne andò in Germania. Imparò a costruire e a mangiare crauti. Si sentiva al centro dell’Europa e tutti dovevano rispettarlo, ma poi pensò che c’era uno che la pensava così e ha messo a ferro e fuoco tutto quanto e ha gettato le persone nei forni e nelle camere a gas. Alla fine, non trovò un senso in quello che faceva. Si rivolse ad un tedesco dicendo “Forse questa non è la mia terra”. Si sentì rispondere “Why Aye Man”.
Ad un tratto si fermò. Era stanco, saturo di luoghi comuni e gli mancava la sua terra natia, anche se non se la ricordava. Allora se la immaginò. Al posto del deserto mise un fiume, al posto dei palazzi semidistrutti mise dei casolari con gli orti e le fattorie. Al posto dei carrarmati mise carrozze guidati da tizi gobbi e taciturni. Al posto delle bombe, fece piovere sulla sua terra una pioggia che sapeva di fragola e lampone.
Poi si rese conto di aver esagerato con l’immaginazione e pensò “forse questo non è il mio mondo”. Le bombe fischiarono nella sua testa e gli risposero “Why Aye Man”.

Mister F



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