Condanna a banda larga

L’aria si era fatta pesante, nel Grande Tribunale.
Le pareti altissime sembravano volersi chiudere sulle spalle dell’imputato, che ora tremava di fronte agli sguardi famelici della Grande Giuria dei Leoni da Tastiera.
L’Onnipotente Giudice, Dott. Ing. Guido Maria Alberto Faccialibro, teneva stretto in pugno il gigantesco martello blu, con il pollice alzata stampato su entrambi i lati.
L’avvocato difensore aveva fatto il possibile, esibendo documenti pieni di cuori e adesivi colorati. Ma la difesa sembrava prossima a capitolare, sotto la pressione asfissiante del popolo informato, reso potente dallo statuto del WEB (Welfare degli Eccellenti Beceri).
E’ vero, aveva sbagliato. Ma era in buona fede. Tutto era nato un banale malinteso. Può succedere. Le parole sono elementi affascinanti. Le combinazioni sono infinite e gli stessi elementi, se disposti in modi diversi o espressi in momenti differenti, posso assumere significati opposti. Il messaggio viaggia da una mente all’altra e il pericolo dell’interpretazione è dietro l’angolo. Il gioco del telefono ha fatto più vittime della malaria.
Tante condanne erano state giuste. Tanti colpevoli hanno rivendicato i loro crimini, senza rimpianto alcuno. Ma tante altre pene erano state assegnate per mancanza di confronto.
La giuria è implacabile. La giuria prende per buona la prima. Non torna indietro. Sente ciò che vuole sentire ed è pronta ad attaccare, a seconda del tipo di indignazione che la moda ci ordina di seguire.
C’era la stagione della salute, quella del lavoro, quella della politica e quella del sesso.
La giuria sente la prima voce che si alza dal coro e la osanna, senza se e senza ma. Senza documentarsi, perché documentarsi è una perdita di tempo. È deleterio. Il WEB ci dà tutto, non c’è bisogno di cercare, di scavare. La pappa è già pronta ed è buona.
Dunque, l’imputato è colpevole di qualcosa che non aveva in mente, ma che gli è scappato di bocca. Il martello di Faccialibro batte forte. Una, due, tre volte. I leoni ruggiscono, protetti dai monitor. COLPEVOLE! COLPEVOLE! COLPEVOLE!
A quel punto, il movente non conta più nulla. Il reato passa in secondo piano. L’importante è punire. Punire. PUNIRE.
Che la gogna abbia inizio! Che l’umiliazione lo accompagni per il resto dei suoi giorni! Che la violenza lo colga e lo spinga all’abbandono, all’isolamento, al suicidio!
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Beh, sperando che l’imputato non sia uno di quelli tosti. Di quelli che si ostinano a difendere le loro idee. Che vanno avanti, nonostante le condanne. Che credono nel CONFRONTO. Nel CHIARIMENTO. Nella COMUNICAZIONE. In quel caso, sarebbe una bella gatta da pelare.
Non esistono ancora martelli così grossi da riuscire a schiacciare coloro che, nonostante tutto, pensano ancora con la propria testa.


Mister Tenant



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