Dov’è la mia casa? Mi hanno risposto: la casa è il luogo dove sei nato.
Ma il luogo dove sono nato è stato cancellato dalle cartine a colpi di bombe. Il cemento è stato sgretolato, il legno ridotto in schegge, le persone in brandelli di carne. Dove c’era lo stagno delle papere, ora c’è un lago di sangue. Il riflesso del sole annega nel rosso e trema, trema di fronte allo scempio che è costretto ad illuminare.
Dov’è la mia casa? Mi hanno risposto: la casa è il luogo dove passi la maggior parte del tempo.
Ma il luogo dove passo la maggior parte del tempo è questo barcone, spinto dal mare prepotente. Le onde sono come schiaffi di bulli che prendono in ostaggio il più debole. Perché siamo i più deboli, in questa distesa di acqua e nulla. E i nostri polmoni potrebbero riempirsi di salsedine da un momento all’altro.
Dov’è la mia casa? Mi hanno risposto: la casa è il luogo che ti ha accolto.
Ma il luogo che mi ha accolto, ora mi usa come un oggetto. Mi sbatte sul ciglio di una strada a lavare parabrezza, o dietro una bancarella a vendere calzini. Loro avranno gli introiti, io avrò gli avanzi. E li invierò a mia moglie. Sperando che sia ancora viva.
Dov’è la mia casa? Mi hanno risposto: la casa è nella tua mente.
Ma nella mia mente c’è solo neve gelida che copre tutto. Le aquile volano solitarie. L’ostilità e l’indifferenza mi scuotono come un tappeto sporco. Sento il richiamo dei corvi dai piedi neri, mentre le mie parole si perdono nella valle dell’eco. Sono il re della mia prigione. E mentre cerco invano il tocco di qualcuno, stride il gessetto sulla lavagna. Sto disegnando la mia immagine di casa.
Mister F
Mister F
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