La verità è che i giovani si sono sempre annoiati. Altro che immaginazione e giochi fatti con quello che capitava. Si sono lanciati in guerra mondiali per non annoiarsi. Quando hanno finito le munizioni, sono partiti in viaggi psichedelici. Poi sono atterrati nella piste da ballo improvvisate dei rave party. Ora guardali: davanti agli schermi al plasma, sono abbacinati da immagini distopiche. Dicono di non volere, dicono di non sapere. Affidiamo alle loro spalle le fondamenta di un mondo nel quale fatichiamo a riconoscerci. Li sollecitiamo perché possano essere interpreti di una velocità al quadrato, ma poi centelliniamo consigli e rimpiangiamo sagre da stra-paese.
La verità è che non ne sappiamo poi molto. Fingiamo di poter distinguere il bene dal male, finiamo per mescolarli entrambi, offrendo cocktail di contraddizioni di cui facciamo incetta. Siamo la gioia dei terapeuti, il cordoglio dei librai. Li coccoleremo fino ai primi sintomi dell’Alzheimer, quando embolie e solitudini si sovrapporranno a festicciole e cotillon. Oggi insieme, domani chissà…
Orofino
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