I miei passi affondano lenti nella sabbia intrisa di acqua e salsedine. Intorno a me, giovani oche starnazzano su modelli di bikini e uomini di plastica. Bagnini palestrati e oleosi biascicano insulti ai bagnanti indisciplinati e complimenti di borgata alle fanciulle, che ancheggiano e gareggiano tra loro a chi riceve l’epiteto più feroce.
Tutto rumore superfluo.
Mamme stanche urlano disperate verso giovani creature che fuggono dall’oppressione familiare. Piccoli guerrieri in costume affrontano le onde, urlando come nativi americani.
Tutto rumore superfluo.
In lontananza, il chiasso delle stoviglie nelle tavole calde, montate su palafitte che non danno proprio quel senso di stabilità che uno si aspetta. Le chiacchiere inutili e teatrali di chi non ha nulla da dirsi.
Tutto rumore superfluo.
Allora entro in acqua. E’ fredda, di un freddo che ti detesta, che vuole proprio farti male. Me ne infischio. Mi immergo. Lentamente, i sospiri del mare cominciano a scavalcare le voci. Tra un sospiro e l’altro, mi sto abituando alla temperatura. Ho preso il largo. Con il corpo, con la mente. Intorno a me, solo acqua. Acqua e pensieri. Ma i miei pensieri sono pesanti e, dopo un po’ di resistenza, affondano. Sprofondano negli abissi e annegano. Una morte violenta per pensieri violenti. Nel frattempo, la cresta d’acqua mi culla un po’. La linea dell’orizzonte danza lentamente. Eccoci finalmente, io e quel vecchio bastardo del mare. Mi lascio andare un po’, mentre il cervello prende una boccata d’aria.
E’ così che vorrei vivere. In una dimensione acquosa e danzante, dove il blu ti circonda in ogni sfumatura e le parole degli altri si sciolgono come sale. Un immensa vasca di liquido amniotico, dove rimandare l’appuntamento con la nascita. Dove evitare il mondo e i suoi insopportabili rumori. A volte vorrei sentirmi così, nel mio regno perfetto e asettico. Per non sentire dolore, non sento più nulla.
Ma dovrei anche rinunciare a quella piacevole esplosione che ti devasta il petto ogni volta che, anche se solo per un secondo, riesci a sconfiggere le avversità.
E allora meglio tornare a riva. Ascoltare tutto quel rumore superfluo. Perché se insisti veramente, se ci credi fino all’ultimo, anche in un mare letame puoi trovare la tua perla.
Anche nel rumore superfluo, puoi trovare la parola che stavi cercando.
Mister F
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