Dalla persiana abbassata si intravedeva il mare. Era illuminato dalle luci di alcuni mercantili. La notte era poco fuori ad attendere. Sulle lenzuola traccie di amore. In strada, un'ambulanza sfrecciava a tutta velocità: una macchina si era da poco impiastricciata ad un incrocio. I vetri dell'auto brillavano come diamanti sull'asfalto che faceva da talamo nuziale. Due persone, un uomo e una donna, giacevano riversi per terra. Di loro non c'era più nulla. Solo il ricordo, ma poi, con il tempo, anche quello sarebbe scomparso.
Dalla finestra la città si muoveva ancora. La brezza lampeggiava tra i loro capelli sudati. Il suo petto, i suoi seni esposti al caldo del tardo pomeriggio. Quanto avevano parlato quel giorno. Così tanto da consumarsi la lingua. E ogni parola era stata utile. Importante per loro, un mattone dopo l'altro per costruire un muretto sul quale si erano poi seduti ad osservare il futuro.
E che abbracci! Uno più forte dell'altro, sopra la vita che scorreva dieci piani sotto. Ma bisognava andare. Perché mica tutto poteva durare per sempre, anche se da quell'assaggio di beatitudine non si sarebbero staccati mai.
- Andiamo a piedi? E' bello...- fece lei
- Prendiamo la macchina, faremo prima.
Orofino
Orofino
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