Il mio tempo è quello della cravatta slacciata. Quello in cui l’ufficio diventa vuoto e si rimane esausti sulla scrivania a scherzare mollemente con il collega, sapendo di avercela fatta anche questa volta. Il mio tempo è quello delle feste, quando tutti vanno via e al centro-pista balla solo qualche palloncino pigro. Quello del sole che affoga all’orizzonte mentre un pizzico di malinconia alberga in gola e una scrollata di spalle è tutto quel che rimane per scacciare la tristezza. Il tempo delle parole che hanno il gusto delle carezze e delle carezze che suonano come parole. Delle strade deserte piene di nebbia, dei boschi al crepuscolo, dei paesi che scappano fuori dal finestrino. Dell’amore che ti abbandona senza chiedere il permesso e di quello che invece irrompe in casa senza che tu possa capirci niente.
E’ sempre un colletto sbottonato, una nota di bemolle, una persona che non c’è più. Il mio tempo è una lacrima asciugata.
Orofino
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