Rumori. Voci. Gli occhi si aprono all'improvviso. La sveglia sul comò segna le 2.00 am. Sembra impossibile, ma succede davvero. Non c’è rispetto. Bisogna prenderne atto, maledetti! Eppure la notte è nera, la notte dovrebbe essere buia anche per loro. Tutti dormono. Ma questi no. Un chiacchiericcio insopportabile. Senza contegno. Nessuno. Il sonno è evaporato, non rimane che alzarsi. Il bagno, la luce, una lunga pisciata. Poi la cucina. Una mano tra i capelli scarmigliati, una scrollata ai muscoli addormentati. Il timer del frigorifero frigge, l’orologio muove l’aria silenzioso. Non c’è quiete, continuano senza sosta. Come se ignorassero l’ora.
Il tavolo, un bicchiere d’acqua, giù tutto d’un fiato. Carino il portafrutta sulla mensola. Robetta, ma ci sta bene, ieri non c’era. Il calendario. Alcune date in rosso con le scadenze da pagare. Un altro anno è passato. Deglutire.
Il vociare. E’ diventato insostenibile. E’ come averli in casa. Dietro la porta d’ingresso.
Il divano, il telecomando, la televisione. Repliche, solo repliche e qualche film in bianco e nero. Chissà come si viveva una volta.
Cosa bisogna fare? Chiedergli di smettere? Litigare? Domani il lavoro. Senza aver dormito, senza aver chiuso occhio. Il petto, un massaggio, fa male. Perchè gli altri dormono? Non sentono? Come fanno a non accorgersi di nulla? Perchè non si svegliano? Sarebbe da spaccare tutto, rovesciare mobili e sedie, strappare i fili, aprire la finestra e gridare forte. Forte, forte.
Il letto. Di nuovo. Le coperte su fino al mento, il cuscino sulla testa. Per non sentire. Per non sentire più. Per non sentire i cattivi pensieri.
Orofino
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