Floyd il barbiere

Serviva un barbiere. Per dare un taglio netto a tante cose, non solo ai miei capelli. Quei capelli che spettinavano il vento, indomabili come una mareggiata. Capelli senza un perchè, senza un'idea chiara, confusi e contorti nel modo di porsi.
Serviva un barbiere veloce con le forbici. Svelto di mano e di pensieso. Uno che sapesse il fatto suo, cresciuto nella bottega di qualche barbiere vecchio stampo, lontanto anni luce dai cosiddetti "parrucchieri da uomo", attenti all'ultima moda lanciata da uno sfigato in tv o da qualche miliardario in pantaloncini.
Serviva un barbiere che sapesse usare la macchinetta come il rasoio. Tagli netti e decisi. Omogenei. Tagli che conoscono la differenza tra equilibrio e moderazione. Un po' come me, che sono forse equilibrato, ma di certo non sono moderato. La moderazione è un lassativo: fa cagare. Con la differenza che non aiuta, non pulisce, non purifica. Non fa un cazzo. La moderazione, sappiatelo bene, non fa un cazzo. Si limita a gestire. A pettinare. A render liscio ciò che è crespo e ad arricciare un po' ciò che è piatto. La moderazione è roba da parrucchieri, mentre a me...
Serviva un barbiere. Uno che tagliasse a zero le mie cicliche insoddisfazioni. Il rischio che diventino croniche è sempre in agguato, come un gol preso in contropiede dopo una partita dominata. Ogni tanto bisogna rasarle. Farle cadere sulle nostre spalle, poi a terra. E spazzarle via, buttarle nell'immondizia. Tanto ricresceranno, si sa. E allora servirà un'altra volta un barbiere, a meno che...
A meno che non saremo diventati barbieri. E allora le insoddisfazioni se la vedranno direttamente con noi. Rasoio in mano.

Jack Writhe


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