Notte fonda

Buonanotte terrestri,
anche se queste parole stessero entrando nella vostra vita all'ora di pranzo di uno scialbo giorno feriale, non posso che augurarvi la buonanotte. Perché è notte fonda intorno a voi, non vedete? Come chiamare il razzismo non più strisciante, ormai manifesto e fiero, che riempie i blog, i giornali, i vostri account social, la televisione a tutte le ore, se non "notte fonda"? Come chiamare il sessismo da patata bollente, il disgustoso tentativo di contrastare le presunte volgarità dell'Altro con la sicura volgarità nostra, anzi vostra, se non "notte fonda"? Come definire il classismo becero e infame, l'ostentazione impudica della "riccanza" - di dice così, giusto? - , la colpevolizzazione dei lavoratori in sciopero invece che dei padroni che li hanno costretti a scioperare, la stomachevole alternativa tra lo schiavismo del precariato e la disoccupazione ad libitum, se non "notte fonda"?

Eppure io amo la Notte, nonostante tutto.
La amo da quando ero adolescente e nel silenzio di una cameretta come tante altre, tra le coperte accartocciate e le ombre arrampicate sul soffitto, scrivevo i miei primi versi.
Amo le notti costellate di baci al gusto di birra. Notti che sospirano d'erba, che ansimano orgasmi nei parcheggi delle palestre. Notti passate a disegnare l'umidità dei vetri, mentre la radio passava un indimenticabile ultimo blues.

Amo la Notte. La amo persino quando è fonda.
Perché finirà sempre in un'Alba.
Un'alba che sarà l'ultima.
Per voi, o per me.

Jack Writhe

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