Vedersi. Odiarsi.

A: Ma tu mi vedi?
B: Moltissimo. Vedo tutto di te. Vedo la tua faccia, quella faccia di merda che hai e i capelli che sono un labirinto infernale dove vive un toro indemoniato con gli occhi da uomo e gli zoccoli al posto delle mani. Vedo il tuo culo e l'ombelico che se lo bucassi potrei vedere le tue stronze budella venire fuori come lumache. Ti vedo, vedo le posizioni in cui ti metti, quando ti inginocchi vedo la tua testa, quella perfetta testa di cazzo che porti in giro per il mondo. Vedo quando vieni e quando urli e vedo anche la differenza tra quando urli di piacere o di dolore. Ti vedo quando sei un cane e la rabbia ti mangia da dentro. Ti vedo fare a pezzi le certezze, quelle degli altri e le mie, con le mani e con i bastoni e con le spranghe di ferro. Terrorista, punk, Black Block. Ti vedo quando sei debole, inutile, un pezzo di carne buttato su questo mondo tra miliardi di altri pezzi di carne che vanno dritti al macello. Ti vedo quando spicchi il volo e dall'alto dici Quante pietre schiacciate a terra che non sono capaci di andare dove vai tu. Io sono a terra, e ti vedo. Ti vedo lassù e non so come prenderti, come fare ad afferrarti, a sentire almeno l'odore. Ti vedo ma non ti capisco, no. Se era questo che intendevi. Non lo so se gli altri siano capaci di farlo, di risolverti. Sei un cubo di Rubik con mille facce, tutte diverse e senza soluzione. Quello che cerchi non è dentro di me, il tuo è un volo solitario. Stai cercando qualcosa che chiama solo te. Questo lo vedo. Da qui, vedo le piante dei tuoi piedi che hanno camminato troppo a lungo, vedo il buco del tuo culo, le cosce che si chiudono e le punte dei capelli. Vedo la tua pelle calda ma forse quella la vedo perché l'ho toccata e brucia, mi ha ustionato le mani, la tua pelle da piromane che fa fuoco e distrugge qualsiasi cosa tocchi. La mano destra ha perso ogni sensibilità al tatto e tornare indietro ormai è impossibile. Non si può più tornare indietro e neppure andare avanti. Vedo che è questo il posto in cui mi hai messo, un gioco al massacro di domande e di aspettative. Vuoi che io ti veneri? Il tuo ego mi ha strappato la carne con i denti e sono rimasto vivo, non ho avuto la fortuna di morire, non sono svenuto. Sono rimasto cosciente tutto il tempo mentre mi spaccavi le ossa e mi tagliavi a pezzi. È un dolore che non si può raccontare ma io so. Io ormai so. E tu sei ancora lontana e cannibale, incompresa quasi del tutto, una stupida incognita, l'estenuante cammino nel deserto in cerca di un po' d'acqua. Resta seduta, smetti di guardarmi. Non mi piacciono i tuoi occhi, dentro ci vedo dei buchi neri che non somigliano a delle pupille. Chiudi le gambe, ti prego. Da te esce un richiamo, un lamento sottile, un odore di foresta e animali selvatici che mi stanca, vedo la bocca di un cane senza denti spalancata che sbava, ha sempre fame. Fermati. Fammi scendere. Il tuo mondo è distopico, allucinato. Come pensare tutti i pensieri contemporaneamente, mi consuma. Io sono come gli altri, voglio una vita semplice. Voglio amare una donna che si svegli e vada a letto e che faccia l'amore e che rida quando bisogna ridere e che pianga quando fa male. La tua faccia da lupo mi piega, anzi mi spezza. Miri sempre agli organi vitali, sono stanco. Stai zitta, la tua voce è un colore dentro l'altro  e non so più quanti siano le declinazioni e i tempi verbali dell'amore. Mi hai smascherato, e lo fai con tutti quindi nessuno ha più diritto degli altri. Vorrei liberarmi di te senza doverti perdere, ti ho chiesto di sedurmi e non di incastrarmi. Non ti posso amare perché ti vedo e non riesco a rispettarti. Vorrei vederti fisicamente come ti vedo emotivamente, affamata, picchiata, spezzata. 
A: Tu mi sgridi per vedere cosa sono diventata ma nessuno può odiarmi più di quanto mi odio io.

Chicana


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