Woman on the road

Mentre attraversi la strada ti viene quella cosa, come si chiama, di quando hai vissuto per sei anni in un posto e tutto è rimasto uguale all'ultima volta che l'hai visto e cioè quando te ne sei andata, e le persone sono sempre le stesse perché è un posto piccolo anche se tutti si fanno i fatti loro e nessuno viene a dirti come stai o come ti senti però ti vedono tutti i giorni e tu vedi loro e vi vedete così spesso che era un continuo di saluti perché da queste parti per strada ci si saluta, soprattutto se ci si incontra più di due volte. Celeste è ancora alla farmacia e ha quell'anello che ti piace veramente tanto, sgrana gli occhi, dice Ma che ci fai qui?, perché solo sei mesi prima te ne sei andata che sembrava dovessi trasferirti dall'altra parte del mondo e invece è tutta una questione di tempistiche, ammalarsi di passaggio da quella che sei mesi fa era la tua città e aver bisogno di una farmacia. Compri le pillole per la gola, quelle per il mal di testa, lo sciroppo per la tosse ma senza codeina che con l'asma meglio di no, poi le pastiglie effervescenti per la febbre e i dolori. Vuoi un sacchetto?, chiede Celeste e tu dici sì perché ti sembra di aver fatto la spesa. Ti abbraccia, cari saluti, stai bene, curati. Quando esci da lì la neve si è fermata ma l'aria è impietosa, non hai il coraggio di andare a casa a piedi, vorresti prendere il bus ma anche aspettarlo ti fa sentire in quel modo, come si chiama, di quando non vuoi fare una cosa ma l'alternativa ti suona anche peggio. Stai guardando la strada pensando al da farsi, quante volte ci sei passata da lì. Quella volta che X ti ha dato un passaggio e sembrava che dovesse baciarti da un momento all'altro ma poi ha detto Tu metti soggezione, e non se l'è sentita. Dopo si è pentito ma ormai era tardi ché la vita è fatta di momenti, quello giusto e poi tutti gli altri. Ti piacerebbe chiamarlo per rivedere le sue braccia nodose, i suoi occhi e quei denti ma a che servirebbe? Non fai più parte di questo mondo. Decidi di fartela a piedi che tanto peggio di così  può venirti poco. Il vento ti brucia nel naso fino alla gola, ti nascondi nei capelli e nella sciarpa. Prendi la scorciatoia per il bosco come Cappuccetto Rosso tanto tutte le mattine andavi a correre lì e il lupo cattivo non c'è. Passi vicino alla M/A, era il 2 febbraio quando Y ti ha invitata a bere una birra e ti ha detto Come vorrei parlare la tua lingua, anche se poi un modo per comunicare lo avete trovato lo stesso. Quella volta che ti ha chiesto di sposarlo, per esempio, lo hai capito benissimo e lui ha capito benissimo quando gli hai detto di non cercarti più. Tanto poi per dimenticarti se n'e andato in Africa e non hai mai più risposto alle sue lettere. Arrivi fino al ponte dove ti hanno buttata fuori dalla macchina quasi in corsa dicendo che eri la persona peggiore del mondo e tu sei andata dalla tua amica per piangere con lei che ha pianto tanto con te, e guardarla vivere la sua nuova vita e il suo nuovo pancione e tutti i nuovi ormoni che le erano toccati due mesi dopo aver incontrato un nuovo uomo da sostituire al vecchio. Tipo una permuta. Ora lui anche si è risposato con una  giornalista di Mosca che ha detto di voler vivere lì anche se lui vive qui, nella casa dove viveva con la tua amica. Perché la gente ha delle storie assurde ed è questo che ti piace, vorresti sentire tutte le storie ma una vita sola non è abbastanza. Mentre cammini guardi la neve, ammettiamolo che quel bianco ti era mancato. Ti senti che ancora non sei dove dovresti essere, non è ancora la tua città né la tua vita. Dopo sette traslochi non sei più sicura che riuscirai trovarlo, questione di numeri - e di occasioni ché a questa età il grosso ormai è fatto. Lungo la strada hai già fatto fuori tre o quattro di quelle pillole che ti hanno dato ma non sembrano fare grande effetto, forse non ti sei spiegata bene su quanto ti senti male. E ti senti male, tanto. Forse dovresti prenderle tutte, in un colpo solo, mandarle giù con un po' di neve. Forse dovevi prenderle prima, la settimana scorsa, quando hai iniziato ad avere i primi sintomi, perché alla fine la vita è un questione di fare le cose al momento giusto e non le si può rimandare finché non sono gravi e credere che il risultato sia lo stesso.

Chicana


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